Dizionario Biografico dei Protestanti in Italia

Louisa Boyce

Louisa Boyce (24 aprile 1822 – 20 febbraio 1891) benefattrice inglese, fondatrice dell’Asilo Evangelico di Vallecrosia e promotrice della Chiesa valdese di Vallecrosia.

Biografia

Louisa Georgiana Augusta Anna Murray, unica figlia di Sir George Murray e Lady Louisa Erskine (nata Paget) nacque a Mitcham, Surrey. Il suo padrino di battesimo fu Arthur Wellesley, Duca di Wellington, personaggio fondamentale nella storia del rapporto tra l'Inghilterra e i Valdesi.

La madre, Lady Louisa Paget (1781-1842), era figlia del Barone Henry (Bayly) Paget, e di Jane Champagne, discendente di una famiglia ugonotta trasferitasi in Irlanda. Il padre, Sir George Murray (1772-1846), discendeva da parte di entrambi i genitori da nobili famiglie scozzesi, militare di carriera, aveva servito l’esercito in patria e all’estero, diventando un personaggio noto.

Intorno al 1817, Murray aveva intrecciato una relazione con Louisa Erskine, moglie di un suo collega, James Erskine, che sfociò nel 1820 con una aperta convivenza e nel 1822 con la nascita di Louisa. Erskine morì durante le procedure di divorzio, nel 1825. Questa situazione ebbe pesanti conseguenze sociali sulla coppia, con effetti anche sulla carriera di Murray, ma non per quanto riguardava il Duca di Wellington, che non fece mai mancare il suo appoggio.

A ventuno anni Louisa sposò il capitano Henry George Boyce (1817-1848), figlio maggiore di Henry Pytches Boyce e Amelia Sophia Spencer. Dopo appena cinque anni di matrimonio, il 14 giugno 1848, Boyce morì a soli trentuno anni, durante un viaggio in Italia. Louisa tornò in Inghilterra, nella nativa Mitcham, e si ritirò in un isolamento che sarebbe durato circa quindici anni.

Nel 1862 il Reverendo Richard Drought Graves fu assegnato alla comunità di Mitcham, e insieme alla moglie riuscì a convincere Louisa, che aveva ricevuto dai genitori un’educazione profondamente religiosa, a interessarsi nuovamente alla vita della chiesa, soprattutto alle visite ai poveri. Da quel momento ella consacrò la sua vita agli altri, fondando un gruppo di studio biblico che avrebbe avuto un ruolo importante nel sostegno economico della sua attività filantropica in Italia.

Quando, intorno al 1865, Graves si ammalò e i medici gli consigliarono un soggiorno in Liguria, Louisa decise di accompagnare la coppia, meno abile di lei nell’uso dell’italiano. Durante il soggiorno a Bordighera, grazie all’interessamento dei gestori dell’albergo dove erano ospiti (l’Hotel d’Angleterre), lo svizzero James Lozeron e sua moglie, entrarono in contatto con un piccolo nucleo di evangelici guidati da Alessio Biancheri, che ospitava le riunioni di preghiera nella sua abitazione.

Entusiasta dell’esperienza, Graves incoraggiò Louisa a prendersi cura del gruppo; questa dopo alcuni tentennamenti si convinse e partecipò, insieme a Lozeron, a metà delle spese per la creazione di una piccola scuola. Il primo maestro proveniva dalle Valli valdesi e il 15 gennaio 1866 iniziò le lezioni, che prevedevano anche un insegnamento pratico per avviare i bambini al lavoro.

Nella primavera del 1866 Louisa fece ritorno in Inghilterra, seguendo gli amici che qualche mese prima avevano raggiunto la loro nuova sede pastorale vicino a Lichfield. In apparenza, la sua esperienza italiana sembrava concludersi.

Pochi mesi dopo, tuttavia, la signora Boyce tornò in Italia, continuando a occuparsi della scuola e del gruppo di fedeli insieme a Lozeron, con il quale iniziò a cercare un evangelista per la zona di Vallecrosia e Bordighera; dopo molte ricerche individuarono la persona giusta nello studente in teologia Paul Benemann, di Halle, che arrivò a Bordighera nel marzo 1867.

Nonostante alcune difficoltà la scuola continuò a crescere, accanto a essa venne inoltre aperto un orfanotrofio, l’Asilo Evangelico, per il quale la signora Boyce si impegnò costantemente nella raccolta di fondi, attraverso i suoi contatti con l'Inghilterra. Nel 1873 l'Asilo ebbe una sistemazione stabile nella costruzione di villa Bella Vista, la quale, resa inagibile dal terremoto che colpì Vallecrosia nel 1887, fu ricostruita grazie a fondi esteri.

A quel punto, Louisa poté dedicarsi assiduamente alla ricerca di un pastore per la zona, da tempo sua preoccupazione; si rivolse quindi al Comitato di Evangelizzazione, offrendo di pagarne lo stipendio. Nel 1877 la comunità di Vallecrosia chiese formalmente di essere riconosciuta come chiesa valdese e così Antonio Bartolomeo Tron si stabilì come pastore titolare a Bordighera, in un appartamento procurato dalla signora Boyce, che nello stesso periodo acquistò il terreno per il cimitero protestante di Vallecrosia (aperto nel 1882). Intanto venivano poste le fondamenta per il nuovo tempio. Per il pastore Tron, e soprattutto per il suo successore, il neoconsacrato Davide Peyrot, delle Valli valdesi, che rimase tre anni prima di essere trasferito per problemi di salute, la signora Boyce fu un’importante fonte di incoraggiamento e sostegno.

L’attività della signora Boyce non si esauriva tuttavia in Italia, infatti ella effettuava frequenti viaggi in Inghilterra e in Scozia presso parenti e amici, mantenendo stretti contatti con la famiglia e riuscendo a raccogliere notevoli somme per il lavoro in Italia (gran parte del quale era sovvenzionato dal suo patrimonio personale) attraverso incontri, i cosiddetti Drawing Room Meetings, molto diffusi nell’alta società inglese come mezzo per promuovere cause e raccogliere fondi.

L’appoggio maggiore venne però dal Ladies’ Committee, creato nel 1882 con l’intento esplicito di sostenere l’attività della signora Boyce, che divenne un importante sostegno per l’Asilo evangelico. Formato da un gruppo di signore della buona società di Londra, si riuniva almeno quattro volte all’anno e organizzava eventi che raccolsero per diversi anni notevoli somme, senza le quali l’Asilo non sarebbe sopravvissuto. Louisa partecipava agli incontri e inviava regolarmente relazioni sull’attività e sul percorso di studi dei ragazzi.

Fu il pastore Antonio Bartolomeo Tron, a dover affrontare la difficile situazione seguita alla morte di Louisa Boyce, avvenuta il 20 febbraio 1891, dopo un breve periodo di malattia che le aveva già impedito di organizzare la festa del 17 febbraio, per l'anniversario dell'emancipazione dei valdesi, all’Asilo il quale nel maggio 1891 fu intitolato alla sua fondatrice: “The Boyce Memorial Home”.

La fitta corrispondenza di Louisa Boyce rivela una personalità forte e decisa, che non si arrendeva facilmente, caratteristica che le permise di realizzare la sua grande opera, anche se provocò una serie di contrasti con chi lavorava al suo fianco.

Colta e intelligente (conosceva il francese e l’italiano), dotata di una notevole vena umoristica, era soprattutto generosa: la sua condizione sociale ed economica le avrebbe consentito una vita agiata a Londra, invece scelse di dedicare più di vent’anni all’aiuto del prossimo.

Non si limitò infatti a sostenere l’attività filantropica a Vallecrosia, ma fece altrettanto per la comunità cristiana di Alessandria d’Egitto, per il Mildmay Memorial Hospital di Islington, vicino a Londra, oltre a sostenere singoli individui (persone in difficoltà o studenti privi di mezzi).

Profondamente religiosa (le sue lettere riportano frequenti citazioni e allusioni bibliche) leggeva la Bibbia e pregava regolarmente; si interessava alle pubblicazioni evangeliche, rispetto alle quali scriveva lettere e articoli per promuoverne la diffusione, incoraggiando i pastori a fare altrettanto.

Bibliografia

G. Banchetti, Enrichetta Giorgina Boyce, in «L’Italia evangelica», n. 9, 28 febbraio 1891.spazio
A. B. Tron, M.e Boyce, in «Le Témoin», n. 13, 26 marzo 1891.spazio
R. Nisbet, La comunità e l’Istituto di Vallecrosia (nel centenario del tempio), Torre Pellice, Società di Studi Valdesi, 1978.spazio
N. Raddon, Louisa Boyce, (manoscritto non pubblicato, 2011)

Immagini

  • A cura di Sara Tourn
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