Asilo Evangelico di Vallecrosia
Descrizione
L'istituto è legato al nome della sua fondatrice, Louisa Boyce, di origini inglesi, la quale dedicò buona parte della sua vita al sostegno dell'opera e dell'attività della Chiesa Valdese in Liguria.
Gli antefatti legati alla fondazione di questo importante istituto per minori, sorto alla fine degli anni Sessanta dell'Ottocento, sono legati alle prime attività nelle quali fu impegnata Louisa Boyce, al suo arrivo in Italia nel 1865. La donna partecipò fin da subito al sostengno delle spese per la creazione di una piccola scuola, dove un piccolo gruppo di evangelici si riuniva nella casa di Alessio Biancheri. Il primo maestro della scuola fu un Pons giunto dalle Valli valdesi, che il 15 gennaio 1866 iniziò le lezioni, le quali prevedevano anche un insegnamento pratico per avviare i bambini al lavoro.
Nel corso degli anni l'attività della scuola prosperò e nel 1867 si trovò una nuova sistemazione a Piani di Vallecrosia, in un edificio della famiglia Biancheri. La costruzione serviva anche per il culto e per la Scuola Domenicale, entrambi curati con successo dal pastore Paul Benemann, che si occupava al tempo stesso di Vallecrosia, San Remo, Oneglia e Pietrabruna. Il numero dei fedeli era salito nel 1868 da dodici a venti e raddoppiò in poco tempo.
Quando per motivi di salute e di anzianità, il maestro Pons tornò alle Valli, dove morì nel 1868, a sostituirlo fu Martino Luigi Astegiani, ex valdese diventato membro del movimento plimuttista. La scelta non si rivelò felice: dapprima il Prefetto ordinò la chiusura della scuola poiché Astegiani non possedeva le qualifiche per insegnare, in seguito nacquero pesanti contrasti che portarono a una scissione della piccola comunità, con l’abbandono di buona parte dei membri al seguito di Astegiani. Per la signora Boyce e per Benemann fu un duro colpo. La sostituzione del maestro si rivelò difficile, ma alla fine fu trovata la persona che avrebbe aperto per la scuola nuove possibilità: Giovanni Daniele Billour, maestro originario di Bobbio Pellice e che aveva insegnato a Torre Pellice.
Nonostante le difficoltà, la scuola continuò a crescere, si decise inoltre di aprire un orfanotrofio accanto alla scuola, l’Asilo Evangelico, di cui si occupò per diversi anni Giovanni Daniele Billour, il quale era giunto nel 1869 insieme alla moglie Maddalena Tron.
Alla fine del 1869 erano presenti trentaquattro bambini, provenienti anche dalle Valli valdesi e dalla Sicilia. Nel periodo seguente la signora Boyce si impegnò nella raccolta di fondi per ampliare la struttura, creando dormitori e laboratori di calzoleria, falegnameria e sartoria.
Nel 1873 gli studenti erano ormai cinquantuno e Billour, che si occupava dell’amministrazione e dell’insegnamento ai ragazzi, era stato affiancato da Daniele Revel, proveniente anch'egli dalle Valli valdesi il quale insegnava falegnameria, da Clotilde Cardani, di Milano, la quale insegnava alle ragazze, e dalla signorina Devotina Lorenzi di Mentone che si occupava dei bambini più piccoli.
Per quanto riguardava il finanziamento, malgrado la signora Boyce inizialmente fosse dell’avviso di rivolgersi al Governo italiano, alla fine prevalse l’idea di Benemann di affidarsi alla Tavola Valdese, non soltanto per l’Asilo ma anche per la piccola comunità evangelica.
Dopo sei anni di stretta collaborazione, i rapporti tra la signora Boyce e Benemann mostrarono segni di tensione, legati in parte al carattere forte della prima, alle differenze d’età e di impostazione e al fatto che entrambi consideravano l’Asilo come una propria creatura. I contrasti sfociarono nel 1873 con le dimissioni di Benemann e il suo ritorno in Germania, provocando le ire della signora Boyce, poi seguite da una riconciliazione.
Dopo l’abbandono di Benemann, mentre l’attività della scuola continuava a crescere, la signora Boyce comprese la necessità di una sistemazione stabile, che venne trovata nella costruzione di villa Bella Vista nel 1873.
Nelle prime ore del mattino del 23 febbraio 1887 un violento terremoto colpì Vallecrosia. L’Asilo e la villa della signora Boyce furono considerate inagibili, ma non ci furono vittime. Louisa riferì l’accaduto nel rapporto annuale al Ladies’ Committee nel marzo 1888, scrivendo che bambini e insegnanti si erano salvati grazie al fatto che la cuoca dell’istituto aveva dato l’allarme.
Nei mesi seguenti, il pastore Rochat e la signora Boyce si adoperarono per raccogliere fondi per la ricostruzione, che arrivarono con grande partecipazione da altre piccole comunità evangeliche in Italia, da privati cittadini, da chiese francesi e svizzere, e dal Ladies’ Committee. Questo comitato era nato nel 1882 con l’intento esplicito di sostenere l’attività della signora Boyce in Italia e divenne un importante sostegno per l’Asilo Evangelico. Formato da un gruppo di signore della buona società di Londra, si riuniva almeno quattro volte all’anno e organizzava eventi che raccolsero per diversi anni notevoli somme, senza le quali l’Asilo non sarebbe sopravvissuto. Louisa partecipava agli incontri e inviava regolarmente relazioni sull’attività e sul percorso di studi dei ragazzi.
In seguito alla morte della fondatrice, avvenuta il 20 febbraio 1891, Asilo fu a lei intitolato assumendo il nome di “Boyce Memorial Home”.
La proprietà dell’Asilo era passata per volontà della sua fondatrice alla Chiesa Valdese, che a sua volta ne affidò la gestione al Comitato di Evangelizzazione il quale dovette affrontare il problema del mantenimento dei trentasette bambini e della scuola.
In questa fase fu fondamentale il supporto del Ladies’ Committee, attraverso sottoscrizioni e iniziative di “adozione a distanza” che creavano un rapporto personale tra benefattore e bambino. Anche la comunità inglese di Bordighera contribuì al sostegno dell’Asilo, così come privati cittadini e comitati in Inghilterra, Francia e Svizzera. L’Asilo poté così continuare a vivere, grazie a donazioni regolari.
L’Asilo, che tra il 1867 e il 1911 aveva assistito cinquecento trentadue bambini, nel 1915 mutò il suo nome in Istituto Femminile Valdese, proseguendo la sua attività fino al 1944, quando fu bombardato e le studentesse furono trasferite a Torre Pellice.
Dopo la guerra, a partire dal 1950 la Chiesa Valdese decise di rinnovarlo come Centro giovanile evangelico e successivamente come casa per ferie.
Fonti archivistiche
Archivio dell'Istituto Femminile di Vallecrosia (in ATV), Relazioni e lettere (1876-1954).
Bibliografia
R. Nisbet, La comunità e l'istituto di Vallecrosia (nel centenario del tempio), Monografie edite in occasione del 17 febbraio, Torre Pellice, Società di Studi Valdesi, 1978.
Immagini
- Bambine e insegnanti dell'Asilo - Archivio Fotografico Valdese
- Bambine dell'Asilo - Archivio Fotografico Valdese
- A cura di Sara Rivoira