Giovanni Giacomo Parander
Giovanni Giacomo (Jean Jacques) Parander (6 febbraio 1824 – 28 luglio 1910) pastore valdese e professore del Collegio valdese di Torre Pellice, poi libero docente all’Università di Torino e di Losanna e pastore in Svizzera.
Biografia
Nato a San Giovanni (ora Luserna San Giovanni), era figlio primogenito di Pierre e di Marie Caffarel, i quali oltre a esercitare la professione di albergatori, avevano l'esercizio di sali e tabacchi, vendevano generi alimentari e chincaglieria e possedevano una distilleria di alcolici e menta.
In seguito alla rovina dei loro affari, nel 1832 i genitori con il fratello e le sorelle minori si trasferirono a Torino dove il padre raggiunse il grado di brigadiere delle guardie del Palazzo reale di Torino, e successivamente usciere del Ministero delle Finanze, mentre Giovanni Giacomo rimase a San Giovanni per proseguire gli studi in vista di entrare al Collegio valdese di Torre Pellice, che frequentò dal 1834 al 1840. In quell'anno ottenne una borsa di studio per frequentare la Facoltà di teologia dell'Università di Berlino, presso la quale si laureò nel 1847.
Tornato in patria, durante l'anno 1847-1848 fu aiuto pastore di Amedeo Bert, cappellano presso le legazioni protestanti a Torino, e fu incaricato di portare la notizia dell’editto di Emancipazione dalla capitale del Regno di Sardegna alle Valli valdesi durante la notte del 25 febbraio 1848.
Consacrato a Torre Pellice nel settembre del 1848, l’anno successivo fu inviato come pastore a Prali e poi dal 1849 al 1852 a Maniglia. Nel 1849 sposò a Torino Marianne Muston con la quale ebbe Marie Rosine (1849) e Léa (1858), entrambe morte durante l'infanzia. La moglie era cugina dello storico Alexis Muston, con cui Parander strinse ben presto un profondo rapporto di amicizia.
Dal 1852 al 1861 fu professore al Collegio valdese di Torre Pellice, con un'interruzione dal luglio al novembre del 1857, mesi durante i quali soggiornò in Toscana per perfezionare l'italiano. Nel dicembre del 1861 fu nominato pastore a Prarostino, dove restò fino all’agosto del 1870; in seguito a dissapori con la comunità e la Tavola Valdese, nonché a difficoltà familiari che lo portarono alla separazione dalla moglie, nel dicembre di quell'anno diede le dimissioni dai ruoli della Chiesa Valdese e diventò libero docente di letteratura tedesca all’Università di Torino fino al 1872.
Abbandonato l'insegnamento universitario si recò in Svizzera dove divenne pastore della Chiesa francese di San Gallo dal 1872 al 1876 e della Chiesa nazionale di Chesalles-Breules nel Cantone di Vaud dal 1876 al 1888. Riprese ancora per un decennio l'insegnamento come libero docente di italiano, presso l’Università di Losanna, dal 1890 al 1900. I suoi interessi culturali spaziarono dalla teologia alla storia, dalla letteratura italiana, francese e tedesca alla pedagogia e alla politica.
Rimasto vedovo nel 1889, il 24 ottobre 1896 sposò a Torre Pellice in seconde nozze Maria Luigia Bessone, con la quale non ebbe figli.
Morì a Torre Pellice il 28 luglio 1910.
Fonti archivistiche
Archivio della Società di Studi valdesi (in ATV), Fondo Carte Parander Jean Jacques.
Pubblicazioni principali
J.J. Parander, La religione di Mazzini, Torre Pellice, Imprimerie Malan, 1861.
J.J. Parander, Abrégé de l'histoire des Vaudois depuis les temps les plus reculés jusqu'à l'an 1871, Pinerolo, Chiantore, 1872.
J.J. Parander, Storia generale della letteratura tedesca, 2 volumi, Torino, Loescher, 1878-1882.
Ullmann (traduzione a cura di J.J. Parander), Vita di Neander, in «Rivista Cristiana», agosto e settembre 1884.
J.J. Parander, Maurice Millioud. Les théories de l'École naturaliste, in «La Gazzetta letteraria», n. 11, 1 novembre 1886.
Bibliografia
J. Jalla, Les pasteurs des Vallées depuis l’institution du culte public jusqu’à nos jours, Torre Pellice, Tipografia Besson, 1892.
J. W., Jean-Jacques Parander, in«L' Écho des Vallées», a. 46, n. 31, 5 agosto 1910.
G. G. Parander, in «La Luce», n. 33, 11 agosto 1910.
T. Gay, Nécrologies: Jean Jacques Parander, in «Bulletin de la Société d'Histoire Vaudoise», 1911, n. 29, p. 32.
- A cura di Gabriella Ballesio