Salvatore Ferretti
Salvatore Ferretti (15 settembre 1817 – 4 maggio 1874), religioso cattolico diventato evangelico, esule a Londra, dove fu tra gli animatori della comunità evangelica italiana; fondatore dell'Istituto Ferretti.
Biografia
Nacque a Firenze da un’illustre famiglia: la madre era cugina di Giovanni Maria Mastai Ferretti, papa Pio IX. Particolarmente dotato per la poesia, studiò al Collegio Metropolitano della città, quindi iniziò gli studi religiosi, guidato dallo storico Lapo de’ Ricci, che lo rese sensibile alla necessità di un rinnovamento della Chiesa cattolica, trasmettendogli un atteggiamento critico, e lo mise in contatto con la cerchia di Vieusseux e degli evangelici svizzeri di Firenze.
Poco dopo essere stato ordinato subdiacono, iniziò una relazione con Maria Angela (Marianna) Bruschi, sorella dell’amico Francesco, frate cappuccino, e nel 1841 si rifugiò con loro in Svizzera, aiutato da amici protestanti legati all’ambiente riformato fiorentino, dove studiò come maestro evangelista all’Accademia Teologica di Losanna. Distaccatosi dall’orientamento giansenista seguito fino ad allora, si avvicinò all’evangelismo risvegliato. Sulla sua conversione influì la predicazione di John N. Darby, giunto in missione in Svizzera, e alla corrente dei Fratelli di Plymouth, Plymouth Brethren, contrari a ogni gerarchia o autorità ecclesiastica al di fuori della Bibbia.
Il 24 ottobre 1842 si trasferì a Londra con la compagna, che riuscì finalmente a sposare, il 9 novembre, e si mantenne dando lezioni di italiano agli inglesi. Entrò in contatto con altri esuli italiani (Giovan Battista Di Menna, Raffaele Ciocci, Camillo Mapei), che lo resero attento alla realtà dei bambini e dei ragazzi italiani sfruttati come mendicanti o suonatori, di cui già Mazzini si occupava con una scuola serale e una Società di mutuo soccorso.
Nel 1844 Ferretti aprì l’Asilo per fanciulli poveri italiani a Londra (che diresse fino al 1847) nella sua povera abitazione, con l’aiuto della moglie maestra e del cognato, che nel frattempo aveva abbandonato il convento e li aveva raggiunti. A differenza di Mazzini, alloggiava e nutriva i ragazzi e dava loro un’educazione di stampo più religioso che politico.
Riuscì a superare la mancanza di fondi e l’opposizione del clero cattolico e degli ex padroni dei ragazzi, grazie alla nascita della Society for the Religious Care and Instruction of Foreigners di Lord Shaftesbury, che aprì anche una scuola elementare. Questa, oltre a insegnare le materie “canoniche”, educava i giovani italiani all’Evangelo per poterlo diffondere una volta tornati nel loro paese d’origine. Nel 1854 Ferretti aprì nella sua casa anche l’Orfanotrofio evangelico italiano e casa di educazione per ragazze orfane o figlie di esuli, opera che grazie al sostegno di ricchi benefattori inglesi trovò poi una sistemazione autonoma. L’istituto prevedeva vitto, alloggio, l’istruzione di base (con materie come pianoforte, canto e disegno), e l’educazione religiosa, al fine di formare maestre o istitutrici.
Nel frattempo si rafforzava l’esigenza di creare una comunità evangelica tra gli esuli italiani, e a tal fine Ferretti promosse un mensile bilingue italiano e inglese, diffuso anche in Italia, «L’Eco di Savonarola», foglio di polemica anticlericale e formazione protestante, politicamente mazziniano e spiritualmente risvegliato. Vi collaboravano Gabriele Rossetti, Camillo Mapei, Filippo Pistrucci (già coadiutore di Mazzini), Giacinto Achilli, oltre ai già citati Bruschi, Ciocci e Di Menna, personaggi di diversa impostazione religiosa e politica, tutti però polemici contro la Chiesa di Roma e il papa, in un momento in cui tutti inneggiavano al liberale Pio IX. Per questo il giornale fu messo all’Indice e i suoi autori scomunicati. A questi si aggiunsero nel 1853-54 anche Luigi Desanctis, Teodorico Pietrocola Rossetti, Damiano Bolognini, Giovanni Ferrero, Vincenzo Albarella d’Afflitto. Il giornale fu pubblicato tra l’inizio del 1847 e l’aprile 1855; interrotto per mancanza di fondi, riprese grazie ad una donazione nel giugno 1856 fino al novembre 1860, quando Ferretti tornò in Italia: ormai quasi tutti gli esuli erano rimpatriati e Ferretti era rimasto da solo alla guida del giornale, che veniva letto sia in Inghilterra sia in Italia (ma anche in alcune città del Mediterraneo orientale), diventando il periodico delle chiese evangeliche italiane.
Con alcuni savonaroliani nello stesso 1847 fondò la Chiesaitaliana, in cui prevalse l’impostazione risvegliata influenzata dal plimuttismo: spontanea espressione della fede, assenza di una struttura gerarchica, rifiuto di legarsi ad una denominazione precisa. Rimase attiva come comunità di esuli per una quindicina di anni, cambiando sede e predicatori, pubblicando un innario per gli italiani evangelici di Londra nel quale comparivano composizioni di Mapei, Rossetti e Ferretti, e aprendo una biblioteca circolante.
Nel 1856 Ferretti assistette tre italiani condannati a morte per pirateria e omicidio, di cui aveva letto sul giornale, ottenendo la cura spirituale nelle due settimane precedenti l’impiccagione. Da questa esperienza, che si concluse con la conversione dei tre uomini, nacque Thirteen Days in Winchester Gaol: being an Account of the Conversion of Three Italian Convicts, under Sentence of Death for Piracy and Murder on Board of the “Globe”.
Tornato a Firenze nel 1860 dopo quasi vent’anni, proseguì l’attività filantropica e di evangelizzazione all’interno della Chiesa Cristiana Libera di Alessando Gavazzi. Nel 1862 aprì la Casaper orfane, sostenuta da benefattori esteri, che nel 1872 trovò sistemazione in Via del Gignoro. La scuola, chiamata Istituto evangelico italiano, sostenuta dalla Società missionaria della Chiesa Metodista Wesleyana, ebbe diverse collocazioni fino a quella di Via de’ Benci (ex convento), presso la Chiesa Libera. Comprendeva tutti i gradi scolastici, dall’asilo alla scuola magistrale, oltre a corsi serali per adulti e istruì, oltre alle orfane della Casa, centinaia di allievi maschi e femmine, in tutte le materie, anche quelle considerate esclusive di un’istruzione più agiata (pedagogia, retorica, lingue straniere). La scuola chiuse durante il fascismo, mentre l’istituto, denominato Istituto Evangelico Femminile Italiano, poi Istituto evangelico “S. Ferretti”, continuò il suo lavoro nonostante le difficoltà, anche grazie all’appoggio di un comitato estero.
Ferretti morì il 4 maggio 1874 e fu sepolto a Firenze, nel cimitero evangelico, il cosiddetto “Cimitero degli inglesi”, dove si trovano anche le tombe della moglie e di due figli.
Fonti archivistiche
Archivio della Chiesa Evangelica Italiana (in ATV), Serie Corrispondenza, Sottoserie Lettere Personali, cartella 66, Ferretti Salvatore.
Pubblicazioni principali
S. Ferretti, La mia conversione, in «L’Eco di Savonarola», I (1847-1848).
S. Ferretti (a cura di), Inni e salmi, ad uso dei cristiani d’Italia con dodici armonie, London, Partridge and Oakeley, 1850.
S. Ferretti, Thirteen Days in Winchester Gaol: being an Account of the Conversion of Three Italian Convicts, under Sentence of Death for Piracy and Murder on Board of the “Globe”, London, J.B. Bateman, 1859.
S. Ferretti, Parole alla buona, ossia riflessioni e schiarimenti intorno a cose varie, Firenze, 1867.
Bibliografia
V. Vinay, Evangelici italiani esuli a Londra durante il Risorgimento, Torino, Claudiana, 1961.
Cento anni di vita dell’Istituto Evangelico Femminile Italiano di Firenze. 1862-1962, Firenze, Coppini & Co, 1962
G. Spini, L’Evangelo e il berretto frigio. Storia della Chiesa Cristiana Libera in Italia (1870-1904), Torino, Claudiana, 1971, p. 130, n. 22.
D. Maselli, Tra Risveglio e millennio. Storie delle Chiese Cristiane dei Fratelli (1836-1886), Torino, Claudiana, 1974.
V. Vinay, Storia dei Valdesi, III. Dal movimento evangelico italiano al movimento ecumenico (1848-1978), Torino, Claudiana, 1980.
G. Spini, Risorgimento e Protestanti, Torino, Claudiana 19983 (I ed. 1956).
S. Gagliano, Salvatore Ferretti. Un nome, un istituto, inScelte di fede e di libertà. Profili di evangelici nell’Italia unita, a cura di D. Bognandi e M. Cignoni, Torino, Claudiana, 2011, pp. 19-22.
- A cura di Sara Tourn