Argia Simoni Ferreri
Argia Simoni (1849 – 25 gennaio 1924) maestra valdese, moglie e coadiutrice dell’evangelista Michele Ferreri.
Biografia
Nata a Parma, era figlia di una nota attrice teatrale. Dopo aver studiato a Milano, diventò maestra in un educandato a Torino, e qui conobbe Michele Ferreri, un giovane sacerdote cattolico che stava attraversando in quegli anni una profonda crisi spirituale che lo avrebbe ben presto portato a abbandonare il sacerdozio.
Nel 1878 la coppia si trasferì a Milano, decidendo allo stesso tempo di convolare a nozze. Dalla loro unione nacquero sette figli, di cui tre morti in tenera età. Sopravvissero due figli maschi, Carlo Maria (1878-1942) pastore e sovraintendente della Chiesa Metodista Episcopale d'Italia e Giovanni (1885-1967) intellettuale e pastore più due figlie femmine, Natalina (Lina, 1886) che sposò il pastore metodista Riccardo Borsari e Eva (1889-1918). Nei primi anni di matrimonio, Argia si dedicò anima e corpo al sostentamento della famiglia come ricamatrice e impartendo lezioni private, in attesa di ottenere la patente per l’insegnamento pubblico.
Dopo essersi convertita al protestantesimo, entrò a far parte insieme al marito della Chiesa Metodista Episcopale. Dotata di un carattere forte e tenace, ben presto venne incaricata di occuparsi delle classi della Scuola Domenicale.
Entrata in seguito in contatto con la Chiesa Valdese, nel 1884 venne assunta dal Comitato di Evangelizzazione. Dopo un breve periodo a Milano, in cui si dedicò alla stesura di articoli morali e religiosi e alla cura dei più bisognosi, nel 1885 venne trasferita insieme al marito a Poggio Mirteto, nel Lazio.
Durante la sua permanenza in quella località, si dedicò con incredibile energia alla locale Scuola valdese, alla Scuola domenicale, all'Unione giovanile, nonché alle classi della scuola serale per adulti e alla scuola di ricamo e disegno per ragazze. Nonostante l'iniziale trascuratezza di bambini e adulti, poveri e poco avvezzi agli orari, e alle opposizioni del clero cattolico, riuscì a ottenere un'altra frequentazione a tutte queste attività. Alla fine del periodo di permanenza a Poggio Mirteto le condizioni di salute del marito, colpito da calcoli al fegato, si fecero molto precarie, rallentandone il lavoro.
Il trasferimento a Orbetello alla fine del 1896, deciso dal Comitato di Evangelizzazione, non fu accolto favorevolmente: si trattava di una zona povera e infestata dalla malaria e dal tifo, che certo non avrebbe giovato alla salute del marito. Inoltre la comunità valdese era ridotta a pochi membri. Argia, che nel frattempo aveva ottenuto la licenza di maestra, si trovò a dover svolgere parte del lavoro del marito, i cui problemi di salute non permettevano di visitare i fedeli di casa in casa. Qui la scuola diurna era stata chiusa, ma restava la Scuola domenicale, cui Argia si dedicò affiancata dalle due figlie, così come all'assistenza di malati e morenti. Decise inoltre di aprire una scuola di ricamo per fanciulle da 12 a 22 anni, che non di rado costituiva l'unica forma di alfabetizzazione e istruzione religiosa per quelle che non avevamo potuto frequentare la scuola. Tutti questi strumenti di evangelizzazione informale, «dal basso», partivano dalla radicata convinzione che occorra partire dai bambini e dalle ragazze per riformare la società e le abitudini degli adulti.
Dopo la morte del marito, nel 1905, continuò l’opera di evangelizzazione in condizioni sempre più disagevoli: da un lato c’erano le difficoltà familiari legate al mantenimento di quattro figli agli studi; dall’altro la progressiva riduzione della comunità (sebbene la scuola diurna e la Scuola domenicale fossero molto frequentate), con le rare visite dei pastori da Roma per predicare e amministrare i sacramenti, e la crescente opposizione del clero cattolico. Nel 1908 anche il figlio Giovanni, studente in teologia, diede il suo contributo alla chiesa iniziando a predicarvi.
Dal 1902 si recò a Grosseto per visitare alcune famiglie evangeliche, al posto del marito, incarico mantenuto anche dopo la sua morte. Dalla fine del 1909 iniziò la collaborazione con il pastore di Livorno, Giovanni Grilli, deciso a puntare sull’ambiente borghese e intellettuale della città, nel quale invece Argia si sentiva a disagio, trovandolo spiritualmente poco motivato. Nonostante gli sforzi, da un lato Grosseto – dove si era trasferita nel novembre 1910 – non si sviluppò, e dall’altro la comunità di Orbetello, seguita per alcuni anni dal pastore di Siena, diventava sempre più esigua fino a disgregarsi.
Nell’autunno 1911 si ritirò dal servizio attivo, trasferendosi prima a Pistoia e poi a Roma. Negli ultimi mesi del 1914 si recò a Vicobellignano, dove il figlio Giovanni era pastore metodista. Nel 1923 lo seguì a Parma, dove morì il 25 gennaio 1924.
Fonti archivistiche
Archivio della Tavola Valdese (in ATV), Serie IX, cartella 202, Ferreri Simoni Argia.
Bibliografia
Necrologio in «La Luce», n. 4, 30 gennaio 1924.
G. Rustici, Argia Simoni Ferreri e la chiesa valdese di Orbetello (1880-1911), in Istituto Storico Diocesano di Siena, Annuario 2002-2003, Siena, pp. 310-343.
G. Rustici, Argia Simoni Ferreri. Una maestra a Orbetello, in Scelte di fede e di libertà. Profili di evangelici nell’Italia unita, a cura di D. Bognandi e M. Cignoni, Torino, Claudiana, 2011, pp. 112-114.
- A cura di Sara Tourn