Anselmo Ammenti
Anselmo Ammenti (22 maggio 1887 – 13 luglio 1961) pastore della Chiesa Metodista Episcopale.
Biografia
Nato ad Arrone (Terni), era figlio di Angelo, proprietario di una piccola fabbrica di fuochi artificiali. Durante uno spettacolo pirotecnico, rimase vittima insieme al padre di un tragico incidente che gli costò la perdita della mano sinistra.
Dopo la chiusura della fabbrica paterna, si adoperò per aiutare la sua famiglia lavorando come impiegato.
All'età di vent'anni si trasferì a Roma in casa della zia materna. Entrato in contatto con la locale comunità metodista wesleyana, si convertì al protestantesimo nel 1907.
Ritornato in Umbria, divenne membro della comunità metodista episcopale di Terni nel 1908 e con il ruolo di predicatore locale si occupò del piccolo nucleo evangelico di Pescolanciano, incarico mantenuto fino al 1910.
Deciso ad intraprendere la carriera pastorale, si iscrisse alla Scuola teologica metodista di Firenze.
Nel 1913 si trasferì a Vallorbe, rispondendo alla richiesta inoltrata dal governo svizzero che in quel periodo stava cercando un predicatore per seguire gli operai che erano impegnati nella costruzione di un tunnel ferroviario in grado di collegare quella città a Frasne (Francia).
Trasferitosi a Vevey l'anno successivo, completò in seguito il suo percorso di studi a Losanna, occupandosi inoltre degli operai italiani chiamati a costruire il tunnel di Mont d'Or sulla tratta ferroviaria Losanna-Parigi. In quell'occasione conobbe la giovane Rosa Martin, che sposò a Vallorbe il 12 ottobre del 1916. La coppia ebbe Lidia (1917), Cecilia (1919) e i gemelli Stefano e Fabiola (1920).
Ritornato in Italia nel 1920, venne inviato come pastore sotto prova a Sestri Ponente. Consacrato nel 1923, si recò più volte all'estero per raccogliere somme di denaro da destinare alla costruzione di un nuovo locale da adibire al culto, inaugurato nel 1926.
Deciso ad aiutare le persone in difficoltà, assieme a sua moglie raccolse un'ingente somma di denaro per l'acquisto di materiale da destinare all'ospedale di Sestri Ponente, favorendo allo stesso tempo la creazione di un'istituzione chiamata Cura Marina. Aperta nel 1923, la struttura ospitava nel periodo estivo bambini provenienti dalle famiglie più povere della città, offrendo loro la possibilità di godere dei benefici del mare.
Nel 1927 venne inviato a Venezia, località dove svolse un'intensa attività culturale. A causa della grave crisi finanziaria che colpì la Chiesa Metodista Episcopale durante gli anni Trenta del Novecento, venne licenziato insieme a molti altri pastori. Rimasto senza lavoro, aprì insieme alla moglie una piccola pensione per turisti a Venezia, pur non rinunciando a tenere conferenze e a partecipare a dibattiti culturali.
In quegli stessi anni strinse un profondo rapporto di amicizia con il grande intellettuale Ernesto Buonaiuti e con Giovanni Gervasoni, un giovane maestro ucciso nel 1945 nel campo di sterminio di Dachau.
Convinto antifascista, espresse più volte le sue opinioni contro la discriminazione degli ebrei in Italia. Nel gennaio del 1939 venne denunciato alle autorità fasciste per aver parlato della condizione degli ebrei durante una riunione di evangelizzazione a Venezia. Il Prefetto minimizzò l'incidente ma invitò formalmente il pastore a non toccare più in pubblico il tema della questione razziale.
Trasferitosi a Roma nell'ottobre del 1939, venne riassunto dalla Chiesa Metodista Episcopale nel marzo dell'anno successivo. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale si prodigò in difesa dei dissidenti politici e dei perseguitati: la sua casa divenne la sede di un comitato addetto alla falsificazione di documenti per rifugiati ebrei provenienti dalla Polonia, dalla Francia e dall'Austria.
Dopo l'emanazione della circolare del Sottosegretario agli Interni Guido Buffarini Guidi, si adoperò a favore dei pentecostali, ospitando i loro culti nei locali della chiesa metodista di via Firenze.
In seguito venne inviato a Padova (1947-1951) e a partire dal 1951 a Terni. In quest'ultima località si battè per la costruzione della casa pastorale e del tempio di via della Vittoria, inaugurato nel 1954.
Appassionato di arte e letteratura, oltre a collaborare assiduamente con diverse testate della stampa evangelica, curò una serie di diapositive dipinte a mano dedicate alla letteratura italiana e alla Divina Commedia.
Emeritato nell'agosto del 1959, morì a Terni il 13 luglio del 1961.
Fonti archivistiche
Archivio Storico delle Chiese Metodiste (in ATV), Serie VI, Sottoserie Pastori - evangelisti, cartella 172, Ammenti Anselmo.
Bibliografia
A. Incelli, Pastore Anselmo Ammenti, in «Voce Metodista», n. 6-7, giugno-luglio 1961.
M. Bonafede, Azione a favore degli ebrei da parte di pastori metodisti e valdesi in Italia dopo l'emanazione delle leggi razziali (1938-1945) : una prima panoramica, sulla base delle testimonianze raccolte, Tesi di licenza, discussa alla Facoltà valdese di Teologia di Roma, relatore P. Ricca, A.A: 1983-1984.
G. Rochat, Regime fascista e chiese evangeliche, Torino, Claudiana, 1990.
E.M. Rüsch, «Conversation über das Eine, was not tut». Evangelisch-reformierte Italienerseelsorge im Kanton Zürich im 19. und 20. Jahrhundert, Zurigo, TVZ, 2010.
V. Benecchi, Guardare al passato, pensare al futuro. Figure del metodismo italiano, Torino, Claudiana, 2011, pp. 19-26.
- A cura di Luca Pilone