Salvatore Ragghianti
Salvatore Ragghianti (14 maggio 1825 – 1 marzo 1892), frate francescano (Padre Gabriele o Gabriello da Viareggio), garibaldino, pastore metodista.
Biografia
Nato a Viareggio entrò giovanissimo in collegio a Lucca e quindi in convento, dove a sedici anni diventò frate dei Minori Osservanti di S. Francesco e iniziò a predicare con il nome di Padre Gabriele (o Gabriello) da Viareggio.
Abbandonato il convento, indossò la camicia rossa garibaldina e partecipò alle battaglie di Magenta (1859), Milazzo (1860) e del Volturno (1860), arringando le folle e subendo anche una ferita al piede.
Fautore di una conciliazione tra Chiesa e Stato, aderì alla “Società emancipatrice del clero italiano”, fondata a Napoli dal domenicano Luigi Prota Giurleo nel 1863, e poi al gruppo riformista legato al periodico «L’Esaminatore» fondato a Firenze nel 1864 da Stanislao Bianciardi e appoggiato da Bettino Ricasoli.
A Napoli aprì anche un “Asilo di lavoro”, che prevedeva funzioni religiose in italiano e scuole diurne per trenta ragazzi e serali per trenta operai.
Il Governo aveva concesso al gruppo di Ragghianti le chiese di S. Francesco da Paola, S. Brigida e Gesù Nuovo a Napoli, e in quest’ultima avvenne nel 1863 l’incontro con Francesco Sciarelli, ex cappuccino di Chieti, e il rev Thomas W. Jones (che guidava la Missione Metodista Wesleyana a Napoli), uditori entusiasti dei suoi sermoni, i quali ebbero un ruolo decisivo nel suo passaggio al metodismo.
Quando venne meno l’appoggio del Governo e il Cardinale D’Andrea, che avrebbe dovuto guidare il movimento, si ritirò e morì, le tre chiese tornarono all’Arcivescovo Sisto Riario Sforza, e il movimento si dissolse. Poco dopo, Luigi Anelli, ex abate diventato agente della Società Missionaria Continentale Anglicana (Continental Society), riuscì a coinvolgere Ragghianti e altri ecclesiastici liberali.
Dimesso definitivamente l’abito di frate, con l’aiuto degli anglicani Ragghianti prese in affitto una casa dove fondò una scuola popolare, dedicandosi anche a conferenze religiose, seguite assiduamente anche da Sciarelli. Venuto meno l’appoggio degli anglicani, ritiratisi dalla missione italiana, Ragghianti e gli altri ex preti coinvolti, ormai scomunicati, si ritrovarono sul lastrico.
Dopo tre anni di difficoltà, in cui si guadagnò da vivere come correttore di bozze in una tipografia, nel 1873 avvenne la conversione e Jones e Sciarelli riuscirono a coinvolgerlo attivamente nella Chiesa Metodista Wesleyana, nella quale diventò pastore.
Fu autore di inni (alcuni ancora in uso nelle chiese evangeliche), articoli e discorsi, e operò per circa vent’anni tra Napoli (sostituendo Sciarelli che nel 1870 si era trasferito a Roma), Catanzaro, Messina, Castellammare, Pozzuoli, S. Maria Capua Vetere, dove morì lasciando una vedova.
Accanto alla bara furono poste la Bibbia, la camicia rossa garibaldina e le insegne massoniche, a testimoniare le tre cause cui Ragghianti aveva dedicato la propria vita.
Bibliografia
M. Di Pretorio, in «L’Italia Evangelica», n. 12, 19 marzo 1892.
F. Sciarelli, in «L’Italia Evangelica», n. 13, 26 marzo 1892.
«Le Témoin», n. 15, 7 aprile 1892.
«La Civiltà evangelica», n. 2, 1892.
In memoriam di Salvatore Ragghianti, ex padre Gabriele da Viareggio, Napoli, La Meridionale, 1892.
G. Manocchi, Rievocando, in «L’Evangelista», 10 ottobre 1913.
M. De Ambrosis, Protestanti e riformisti italiani nel Risorgimento, in «Atti e Memorie del Museo del Risorgimento mantovano», anno VII (1978), pp. 17-38.
V. Vinay, Storia dei Valdesi, III. Dal movimento evangelico italiano al movimento ecumenico (1848-1978), Torino, Claudiana, 1980.
G. Spini, Risorgimento e Protestanti, Torino, Claudiana 19983 (I ed. 1956).
F. Chiarini, Storia delle chiese metodiste in Italia, Torino, Claudiana, 1999.
G. Spini, Italia liberale e protestanti, Torino, Claudiana, 2002.
- A cura di Sara Tourn