Dizionario Biografico dei Protestanti in Italia

Louis Appia

Louis (Paul Amédée) Appia (13 ottobre 1818 – 1 marzo 1898) medico chirurgo e co-fondatore della Croce Rossa internazionale.

Biografia

Nato ad Hanau, nei pressi di Francoforte sul Meno, era figlio di Paul, pastore della Chiesa vallona e di Caroline Develay. Sposò Anne Caroline Lasserre-Lombard (1834-1886), con la quale ebbe Paul (1856-1925), Hélène (1858-1944), Marie (1860-1914) e Adolphe (1862-1928).

Dopo gli studi collegiali a Francoforte sul Meno, all'età di diciotto anni si diplomò a Ginevra. Nel 1838 frequentò la Facoltà di medicina presso l'Università di Heidelberg, laureandosi nel 1843. Spostatosi successivamente a Parigi e poi a Francoforte sul Meno, aiutò nella cura dei feriti dei moti del 1848.

Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1849, abbandonò la Germania per trasferirsi insieme alla madre in Svizzera, esercitando la professione di medico a Jussy, piccola cittadina nelle vicinanze di Ginevra. Durante il suo soggiorno in Svizzera, conobbe Anne Caroline Lasserre-Lombard, che sposò nel novembre del 1853. Entrato in contatto con il medico Théodore Maunoir, decise di affiliarsi alla Société médicale de Genève, alla Société médicale de Neuchâtel e alla Société genevoise d'utilité pubblique.

Accanto a un'intensa attività come medico, in quegli anni approfondì le sue conoscenze sulla medicina militare, mettendo a punto un apparecchio in grado di immobilizzare un arto fratturato durante il trasporto del ferito. Si dedicò inoltre alla scrittura, pubblicando nel 1856 la sua prima opera intitolata Le pardon de la dernière heure.

Nel 1859, sollecitato da alcune lettere inviate da suo fratello Giorgio Appia, all'epoca pastore valdese a Pinerolo, Luigi si trasferì in Italia, dove insieme ad alcuni infermieri volontari inviati dalla Société évangelique de Gèneve si occupò di prestare i primi soccorsi ai feriti delle battaglie di Palestro, Magenta e Solferino. In questo periodo entrò in contatto con Henry Dunant, un giovane impiegato di banca ginevrino, con cui strinse un forte legame di amicizia.

Colse inoltre l'occasione per visitare, nel luglio dello stesso anno, gli ospedali militari da campo di Torino, Milano, Brescia e Desenzano del Garda, costatando l'insufficienza dei soccorsi e le difficoltà dei medici a operare in condizioni di estrema precarietà. All'Ospedale San Filippo di Milano venne sperimentata con successo la sua invenzione, il carro ambulanza, trasportando a lunga distanza un tenente che era stato ferito gravemente.

Ovunque si adoperò per la cura dei feriti e per la raccolta dei fondi necessari alla prosecuzione della sua opera. Rimasto fortemente impressionato dalla sua esperienza in Italia, mandò alle stampe Le Chirurgien à l'ambulance (1859), scritto in cui esponeva alcune nuove ricerche a proposito del trattamento delle ferite da arma da fuoco. Il testo, indirizzato a Napoleone III e ad altre influenti personalità dell'epoca, ebbe fin da subito un grande successo. Nel 1860, insieme a Henry Dunant, fu decorato dal re Vittorio Emanuele II di Savoia con la Croce dell'Ordine di San Maurizio e di San Lazzaro.

Ritornato in Svizzera, nel 1861 divenne presidente della Société médicale de Genève e nello stesso anno, insieme al medico italiano Achille De Vita, vinse un importante concorso indetto dall'Accademia Pontaniana di Napoli, con un testo intitolato Aforismi sul trasporto dei feriti.

Nel 1862, insieme ad Henry Dunant ed altri tre cittadini svizzeri, il giurista Gustave Moynier, il generale Henry Dufour e il medico Theodore Maunoir, creò il Comité genevois de secours pour les militaires blessées, conosciuto dal 1876 con il nome di Comité international de la Croix-Rouge.

Il Comitato promosse le idee proposte da Dunant nel libro Un souvenir de Solférino e portò alla firma della "Prima Carta Fondamentale" del 29 ottobre 1863 e alla "Convenzione di Ginevra" del 22 agosto 1864. Nello stesso periodo, Luigi propose al Comitato che tutto il personale volontario che lavorava sui campi di battaglia portasse un bracciale bianco come simbolo di riconoscimento. Tale idea fu in seguito ripresa dal generale Dufour, il quale aggiunse al centro del bracciale una croce rossa. In breve tempo la croce rossa su campo bianco divenne il simbolo ufficiale dell'organizzazione.

Acquisita la cittadinanza ginevrina nell'ottobre 1863, nell'aprile dell'anno successivo fu inviato insieme all'olandese Charles van de Velde come osservatore neutrale presso l'esercito prussiano e quello danese che in quegli anni stavano combattendo una dura battaglia per la conquista del principato di Schleswig-Holstein. Il loro compito fu quello di sorvegliare i combattimenti e di guidare le operazioni di soccorso dei feriti, studiando allo stesso tempo le possibilità di applicazione dei principi stabiliti dalla “Prima Carta Fondamentale” del 1863.

Due anni più tardi, nel 1866, partecipò alla battaglia di Bezzecca, organizzando con il fratello Giorgio, l’ingegnere inglese William Jervis, direttore del Museo industriale di Torino e lo studente Giovanni De Vivo, il primo servizio di assistenza per i feriti in accordo con Giuseppe Garibaldi. In questa occasione venne a contatto con alcune infermiere volontarie, prime fra tutte l'inglese Jessie White, moglie del capitano Alberto Mario.

Il 23 luglio dello stesso anno si spostò a Storo, dove insieme al Corpo di Sanità garibaldino, diretto dal medico milanese Agostino Bertani, organizzò un ospedale in una grande casa a tre piani che venne battezzata "Ospedale di Santa Caterina", ricevendo in seguito da Garibaldi un caloroso ringraziamento per l'aiuto prestato ai suoi volontari.

Ritornato a Ginevra, nel 1867 divenne segretario internazionale del Comité, incarico ricoperto fino al 1871 e nell'agosto del 1869 incontrò l'americana Claire Barton, futura organizzatrice della Croce Rossa americana. Durante la guerra franco-prussiana del 1870, fu nuovamente scelto dal Comitato come osservatore neutrale presso l'esercito prussiano mentre nell'ottobre del 1872 si spostò in Egitto per fondare la prima società della Croce Rossa al di fuori dei confini europei.

Dopo una temporanea sospensione della sua attività nel Comitato in seguito alla guerra del Montenegro (1875), tornò in attività nel settembre del 1876, in occasione del “Congresso internazionale d'Igiene, di Salvataggio e di Economia sociale” organizzato a Bruxelles, in cui fu incaricato di aprire i lavori sul tema dei soccorsi. Nel 1878 partecipò insieme a Moynier all'Esposizione universale di Parigi, ottenendo una medaglia d'oro e un diploma d'onore per il suo lavoro in ambito medico e successivamente conseguì il dottorato in medicina presso l'Università di Parigi.

Dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1886 a causa di una grave febbre tifoide, partecipò a diverse manifestazioni e incontri a livello internazionale e fu tra gli organizzatori della “Conferenza internazionale della Croce Rossa”, svoltasi a Roma nel 1892.

Ritiratosi dall'attività medica, morì a Ginevra il 1 marzo 1898.

Fonti archivistiche

Archivio della Società di Studi Valdesi (in ATV), Fondo Famiglia Appia.

Pubblicazioni principali

L. Appia, Le pardon de la dernière heure, Parigi, Imprimeries Réunies, 1856.spazio
L. Appia, Le Chirurgien à l'ambulance, ou quelques études pratiques sur les plaies par armes à feau, Ginevra-Parigi, J. Cherbuliez, 1859.spazio
L. Appia, Aforismi sul trasporto dei feriti, in «Manuale de Chirurgia militare», Napoli, 1862 (nuova edizione a cura di B. Zanobio, Je le pensai, Dieu le guérit: gli aforismi di chirurgia militare di Louis Appia (1818-1898) sulla cura delle ferite d'armi da fuoco, in «Giornale della Accademia di medicina di Torino», n. 143, 1980, pp. 7-95).spazio
L. Appia, Les blessés de la bataille de Bezzecca dans la vallée de Tiarno. Souvenir de la campagne de Garibaldi dans le Tyrol en 1866, Ginevra, Imprimerie Souillier, Landskron et Wirth, 1866.spazio
L. Appia, G. Moynier, La guerre et la charité. Traité théorique et pratique de philanthropie appliquée aux armées en campagne, Ginevra, Cherbuliez, 1867.spazio
L. Appia, Lettres d'un chirurgicien volontaire en campagne, in «La Liberté chrétienne», n. 40, 4 novembre 1870.spazio
L. Appia, Noël à l'ambulance, épisode de la guerre russo-turque. Récits authentiques, Parigi, 1881.

Bibliografia

H-C. Lombard, Nécrologie. Le Docteur Appia, in «Revue médicale de la Suisse romande», n. 3, marzo 1898.spazio
Nos Deuils. Louis Appia, in «L'Echo des Vallées Vaudoises», n. 10, 10 marzo 1898.spazio
Luigi Appia, in «L'Italia Evangelica», n.18, 12 marzo 1898.spazio
R. Boppe, L'homme e la guerre. Le docteur Louis Appia et les débuts de la Croix-Rouge, Ginevra-Parigi, J. Mühlethaler, 1959.spazio
G. Armocida, Louis Appia, in Préludes et pionniers. Les precurseurs de la Croix-Rouge (1840-1860), a cura di R. Durand e J. Meurant, Ginevra, Societé Henry Dunant, 1991, pp. 179-185.spazio
Y. C. Develey, R. Durand, Chronique familiale autour de Louis Appia: la généalogie de Paul Appia et de ses descendants, in «Bulletin Société genevoise de généalogie», n. 2 (2004/05), pp. 7-15.spazio
R. Ottaviani, P. Vanni, Louis Appia, medico militare membro del CICR, in «Analecta Historico Medica», vol. 2, 2008, pp. 57-61.spazio
Y. C. Develey, Appia et la médecine de guerre, in «Bulletin Société genevoise de généalogie», n. 4 (2008/10), pp. 33-39.spazio
G. Le Compte, Louis Appia. Le philanthrope cosmopolite, in «Le Brécaillon. Bulletin de l'Association du Musée Militaire Genevois», n. 34, aprile 2014, pp. 4-21.  

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  • A cura di Luca Pilone
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