William Burt
William Burt (1852-1936) pastore metodista episcopale, fu uno dei principali promotori della missione americana in Italia.
Biografia
Nato a Padstow (Cornovaglia), nel 1868 emigrò con la famiglia negli Stati Uniti, dove lavorò come operaio prima di studiare teologia alla Wesleyan University e al Drew Theological Seminary di Madison, New Jersey. Diventato pastore nel 1881, si occupò delle chiese di St. Paul e Brooklyn, dimostrando anche notevoli capacità organizzative.
Nel 1886 fu quindi inviato in Italia per affiancare Leroy M. Vernon, presidente della Chiesa Metodista Episcopale italiana, in seguito alla decisione presa durante la Conferenza annuale del 1886 di dividere la missione in due distretti. Vernon, che fino ad allora era stato il responsabile unico, si sarebbe occupato del distretto meridionale e Burt di quello settentrionale. In realtà le due aree si rivelarono due missioni distinte e in competizione e l’assenza di una guida ebbe presto delle conseguenze. I responsabili americani decisero l’allontanamento di Vernon, che nel giugno 1888 fu costretto a dare le dimissioni.
Insieme a E. S. Stackpole, Burt aprì una Scuola teologica (diretta da Stackpole, nella quale insegnavano lo stesso Burt, Elmer Count, Vittorio Bani e Vincenzo Ravì) per formare un corpo pastorale più ligio alle discipline del metodismo americano, motivo per il quale Burt era stato inviato in Italia, dal momento che si riteneva l’azione di Vernon non abbastanza efficace.
Dopo le dimissioni di Giovanni Battista Gattuso di Brancaccio, subentrato a Vernon, assunse anche la sovrintendenza del distretto meridionale, ritrovandosi a dirigere l’intera opera missionaria episcopale italiana e ad affrontare una realtà difficile – dall’analfabetismo e l’arretratezza dei costumi, ai problemi nelle comunicazioni – che egli affrontò con ottimismo, convinto che la maggior parte degli italiani fosse già potenzialmente protestante.
La sua energica direzione creò delle divergenze, e numerosi validi pastori attivi con Vernon, che non condividevano la linea di Burt, si dimisero (Alceste Lanna, Teofilo Gay, Enrico Caporali, Bartolomeo Malan, Abele Gay e Raffaele Wigley).
L’ottica nella quale egli si muoveva era infatti diversa e comportava profondi cambiamenti nella Chiesa Metodista Episcopale italiana. Nasceva dalla straordinaria ascesa di tale chiesa negli Stati Uniti dagli anni Settanta dell'Ottocento, che coincideva con una fase di grande sviluppo economico e che portava l’opinione pubblica a identificare protestantesimo e progresso. In questo contesto la massiccia immigrazione cattolica dall’Irlanda, Polonia e Italia era vista come una minaccia e la missione in Italia diventava una lotta al cuore stesso del “papismo”, il tentativo di condurre gli italiani alla “vera civiltà”.
Nell’ambizioso progetto di Burt, la Chiesa Metodista Episcopale italiana si appoggiava alle forze laiche e in particolare alla massoneria, di cui faceva parte lo stesso Burt, così come la maggior parte dei protestanti anglosassoni coinvolti, e diversi pastori tra cui i citati Gay e Gattuso. Egli si rivolse quindi soprattutto alla classe dirigente italiana, aprendo scuole e collegi per educare figli di politici, ufficiali e professionisti – più limitata fu la creazione di istituti e scuole per bambini poveri.
Accanto a questi istituti prestigiosi, la sua instancabile azione si estese all’attività editoriale, con il periodico «L’Evangelista» e l’avvio di una tipografia che produsse opuscoli sull’evangelizzazione, studi di teologia, e periodici per l’educazione religiosa dei bambini come «L’Aurora» e «Vita gioconda» (facendo concorrenza all’altra casa editrice evangelica italiana, la Claudiana). Nel 1899 aprì inoltre una casa-rifugio per ex-preti, l’Istituto Savonarola, che nasceva dalla collaborazione con metodisti wesleyani, anglicani, battisti e valdesi.
L’opera che più risponde al grande progetto di Burt fu però il grande complesso di Via XX settembre a Roma, costruito tra il 1893 e il 1895 per ospitare il tempio per il culto in italiano e inglese, la Scuola Teologica, il Convitto maschile e gli appartamenti dei professori, la casa editrice La Speranza, diventando il centro del metodismo episcopale italiano.
Nel 1904 Burt fu eletto vescovo e insignito dal re Vittorio Emanuele III della croce dei Santi Maurizio e Lazzaro, massima onorificenza per i personaggi benemeriti, che rappresentava un grande riconoscimento personale ma anche per l’opera episcopale in Italia.
Lasciò quindi il Paese per occuparsi dell’opera metodista in tutta Europa, ma continuò a seguire l’Italia fino al 1912, quando tornò negli Stati Uniti per curare l’area di Buffalo. Anche allora però, fino all’emeritazione nel 1924, continuò a occuparsi degli italiani, curando le chiese metodiste in lingua italiana.
Fonti archivistiche
Archivio storico delle Chiese Metodiste (in ATV).
Bibliografia
The Encyclopaedia of World Methodism, sub voce.
F. Chiarini (a cura di), Il metodismo italiano. 1861-1991, Torino, Claudiana, 1997.
F. Chiarini, Storia delle chiese metodiste in Italia. 1859-1915, Torino, Claudiana, 1999.
G. Spini, Italia liberale e protestanti, Torino, Claudiana, 2002.
Immagini
- William Burt - Archivio Fotografico Valdese, Fondo Chiese Metodiste
- Elena Burt - Archivio Fotografico Valdese, Fondo Chiese Metodiste
- A cura di Sara Tourn