Bartolomeo Borgia
Bartolomeo Borgia (marzo 1820 – 23 dicembre 1887), calzolaio, divenuto evangelico fu colportore, tra i fondatori della Chiesa di Fara Novarese.
Biografia
Nacque a Fara Novarese (Novara), in una famiglia di umili origini; il padre morì quando Bartolomeo era ancora giovane.
Nel 1842 sposò Carlotta Pertusati; entrambi erano quasi analfabeti. La coppia ebbe quattro figli: Damiano Borgia, che fu avviato allo studio della musica e divenne pastore valdese, Giovanni, Eugidia e un quarto deceduto prematuramente.
Dopo l'apprendistato presso un calzolaio, a ventidue anni aprì una bottega di sua proprietà, che ampliò malgrado le cattive condizioni di salute che gli consigliavano di cambiare professione, con l'aiuto di lavoranti, ai quali poté affidare i lavori più pesanti.
Studiò anche musica e divenne un abile suonatore di violino, riuscendo a costruire degli strumenti musicali a corda: fece un contrabbasso e diversi violini per la vendita locale, e addirittura un pianoforte affinchè suo figlio Damiano potesse imparare a suonarlo.
Durante la guerra del 1848-1849 fu vivandiere presso le truppe austriache stanziate a Fara, ma non fu in grado di raggiungere la destinazione di Verona perché contrasse lo scorbuto, e fu ricoverato all'ospedale di Novara.
L'11 novembre 1849 aprì un albergo in una delle migliori posizioni del paese, ma presto fu costretto a lasciare quest'attività a causa dei cospicui debiti accumulati. Cessò pure l'impresa di calzolaio, e, dal 1853, cominciò a fabbricare forme per scarpe e per stivali. Questo nuovo lavoro lo portò a viaggiare molto spesso per vendere le sue merci nelle grandi città come Torino, Genova, Novara, Vercelli e Alessandria. Un assiduo frequentatore di Damiano in questo periodo fu il prete Don Eusebio Stoppani, che si intratteneva spesso con lui a discutere di politica e di religione, in particolare delle dottrine protestanti che cominciarono a diffondersi dopo il 1848 come pure l'avvocato Carlo Cavallini, accomunato dalla passione per la musica, che aveva partecipato ad alcuni culti valdesi nel tempio di Torino.
Recatosi a Casale alla fine del giugno 1853, Borgia si interessò al luogo di riunione dei valdesi, presso la casa dell'avvocato Vincenzo Rochietti. che gli spiegò la sua religione parlando di Dio, di Cristo unico salvatore, del Vangelo come unica regola di fede e di condotta. Al ritorno a Fara, portò con sè degli opuscoli e un Nuovo Testamento, che aveva acquistato. La sera successiva al suo ritorno, molti amici si recarono di nascosto da lui, per fare domande sugli evangelici e l'abitazione della famiglia Borgia divenne un luogo nel quale si leggeva il Vangelo e si tenevano meditazioni, tanto che il 15 ottobre 1853 il Borgia scrisse una lettera al Rochietti per chiedere di provvedere a dotare Fara di un locale per la predicazione.
La reazione da parte cattolica non si fece attendere: inizialmente si accusò la famiglia Borgia dal pulpito e in breve tempo gli abitanti di Fara smisero di frequentare le riunioni. Nel 1854 furono inviati dei missionari che aizzarono il popolo contro gli evangelici; il vescovo di Novara, monsignor Gentili, lavorò a lungo per dissuadere il Borgia, recandosi egli stesso a Fara nel mese di maggio e arrivando a promulgare la scomunica contro i dissidenti. Una petizione, che doveva essere firmata dagli abitanti, per cacciare la famiglia Borgia non ottenne il successo sperato, e il Borgia continuò la sua opera di propaganda, comprando e rivendendo trattati religiosi e Bibbie. Il 15 marzo 1856 riuscì a ottenere la patente come rivenditore libraio, recandosi alle fiere nei paesi limitrofi per vendere i libri evangelici.
All'inizio del 1857 la Chiesa evangelica libera di Genova inviò a Fara dei predicatori e l'8 aprile 1857, mercoledì santo, furono raggiunti da Bonaventura Mazzarella e dal conte Piero Guicciardini: la notizia della visita si diffuse in tutto il paese originando una sommossa con sassi e insulti, e Borgia si salvò solo grazie ad un carabiniere. Questi episodi furono seguiti da un periodo di pace. Fu inviato il giovane evangelista Camillo Minetti, che faceva visite a domicilio e teneva adunanza nell'abitazione dei Borgia e in un locale in affitto.
Borgia negli ultimi anni della sua vita lavorò come colportore a Fara e nei paesi vicini per la Società Biblica Scozzese. Il suo operato ebbe successo, e, grazie all'aiuto del figlio Damiano (a quel tempo pastore a Milano) il 5 aprile 1885, giorno di Pasqua, fu inaugurato un tempio a Fara Novarese alla presenza di coloro che che avevano contribuito con l'invio di denaro alla costruzione.
Bartolomeo Borgia morì il 23 dicembre 1887 in Fara Novarese, in seguito ad un colpo apoplettico.
Bibliografia
D. Borgia, La storia del Vangelo in Fara Novarese, Firenze, Claudiana, 1879.
Fara Novarese, in «L'Italia Evangelica», n. 53, 31 dicembre 1887.
D. Borgia, La vita di un povero scomunicato, Firenze, Claudiana, 1896, pp. 34-35.
D. Spini, L'Evangelo e il berretto frigio. Storia della Chiesa Cristiana Libera in Italia (1870-1904), Torino, Claudiana, 1971.
- A cura di Anna Bellion